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Batman Slapping Robin: le origini del meme

Siamo abituati e assuefatti a guardare i meme che ci compaiono nelle bacheche dei vari social, ma raramente ci domandiamo da dove effettivamente arrivino. Il che potrebbe portare ad un'infinità di risvolti filosofici sui quali per stavolta soprassediamo.
L'origine dei meme, dicevamo. Ce ne sarebbe uno in particolare che vogliamo prendere in esame. A volte fa ridere, altre volte meno, nell'ultimo periodo in realtà la sua presenza è andata un po' scemando: il cosiddetto My Parents are Dead, o, in modo meno criptico, Batman Slapping Robin.
Sicuramente l'avrete visto almeno una volta: si tratta di una vignetta ripresa da un fumetto DC, apparsa per la prima volta su SFWChan nel 2008, in cui Robin, birbante, chiede a Batman cosa gli abbiano regalato i genitori per Natale. Prima che possa terminare la frase, l'Uomo Pipistrello, visibilmente alterato, lo colpisce con una sonora cinquina, replicando "I miei genitori sono MOOOOOORTIIIIII!!!". Esilarante.
Grazie al magico potere dell'Internet, come sempre accade in questi casi, nel corso degli anni l'immagine è stata ripresa e modificata in varie salse.
Ma in quanti sanno da dove effettivamente venga quella vignetta? Perché Batman sta schiaffeggiando Robin? A quando risale? Beh, se vi è mai capitato di non riuscire a dormire cercando una risposta a questi interrogativi, potete sedervi comodi e tirare un sospiro di sollievo: siamo qui per voi. 
La vignetta arriva da un albo DC del 1965; in particolare dal 153esimo numero di World's Finest Comics. Si trattava di un'antologia a cadenza variabile che raccoglieva le migliori storie a fumetti DC, con una prepotente presenza di avventure con Batman e Robin come protagonisti.
La storia incriminata si intitola The Clash of Cape and Cowl!, ed è sceneggiata da Edmond Hamilton, disegnata da Curt Swan e inchiostrata da George Clane.
Si tratta della prima storia alternativa, e dunque non canonica, apparsa su World's Finest Comics. La trama è molto semplice. In un universo alternativo lo scienziato Thomas Wayne, padre di Bruce, è impegnato ad effettuare vari studi per la creazione di un antidoto che possa aiutare Superboy a vincere la propria vulnerabilità nei confronti della kryptonite. Una notte Bruce entra nel laboratorio, trovando il padre riverso a terra, morto, e riuscendo a scorgere per un attimo la sagoma dell'assassino in fuga. L'antidoto è scomparso. Immaginando che il colpevole dell'omicidio sia proprio Superboy, Bruce inizia ad allenarsi per poter combattere il crimine, e vendicare il padre.
Qualche anno più tardi Bruce adotta Dick Grayson, che in breve diventa il suo aiutante. Il ragazzo tuttavia non ha idea delle vere motivazioni che spingono l'agire Batman: una volta scoperte prega l'eroe di lasciar perdere l'ossessione per la vendetta, al che lui lo colpisce con un sonoro schiaffone, ribadendo che provare la colpevolezza dell'ormai Superman è la sua missione nella vita.
L'episodio decreterà la fine della collaborazione tra Robin e Batman.
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E adesso che conoscete le origini del meme, siete curiosi di sapere come finisce la storia?
Batman si introduce nella nella Fortezza della Solitudine per cercare l'antidoto alla kryptonite, e provare la colpevolezza dell'Uomo d'Acciaio. Non trovandolo decide di attirare Superman in una trappola: lo convince ad allearsi con lui per sconfiggere Lex Luthor, ma facendo in realtà il doppio gioco con quest'ultimo per sbarazzarsi di Superman. Una volta intrappolato grazie alla kryptonite, Batman scopre che in realtà il responsabile per l'assassinio del padre non è Superman, ma proprio Luthor, il quale aveva creato un robot dalle fattezze di Superboy impiegandolo per rubare l'antidoto. 
Batman libera l'Uomo d'Acciaio, ma resta gravemente ferito. Una volta sconfitto Luthor, Superman si avvicina a Batman, ormai morente, che con le ultime forze si scusa per il rancore ingiustificato portatogli per tutta la vita.
Finale un po' stucchevole, dite? 
Che vogliamo farci, erano gli anni Sessanta…

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Francesca Menta

Nella vita legge fumetti, guarda cartoni e fa altre cose noiose e banali che non vale la pena menzionare. Allenatrice di Pokémon dal 1999. A quanto pare adesso recensisce anche videogiochi, coronando il sogno di una vita: poter gridare con fare oltraggiato "Lo sto facendo per LAVORO" ogni qualvolta viene trovata di fronte ad una console.

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