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Al Lupo! Al Lupo!

A novembre è uscito il primo numero del nuovissimo progetto Panini. Una rivista bimestrale "vecchio stampo" di quelle che si comprano in edicola e sono piene zeppe di fumetti e rubriche. A far da padrone di casa il leggendario Silver e, come se fossimo in Magnum P.I., nel ruolo del Signor Higgins niente meno che Diego Diegozilla Cajelli, che raggiungiamo per una doverosa intervista.

J: Ci si aspetterebbe di leggere editor in chief o curatore editoriale o direttore… invece ti presenti come Dungeon Master, che suona come una dichiarazione di intenti. Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua quest?

D: Ogni numero della rivista sarà tematico, quindi lo sarà anche il mio “ruolo”. Per dire, nel prossimo numero, dedicato ai social, io sarò: web evangelist, oppure web blasphemous evangelist. Devo ancora decidere. Ho le idee molto chiare su come portare avanti i temi di cui si parlerà nel magazine, la prima idea, la più importante, è quella di mettere insieme una rivista per la quale valga la pena di uscire di casa e andare in edicola a comprarla.

J: La copertina è tinta di un inequivocabile blu Lupo Alberto, assoluta garanzia di qualità. Ma il layout, gli splash e la cover line citano con eleganza scadenti riviste anni ’80, con tanto di “O” di Lupo “tagliata” male. Perché questa scelta? E a quali riviste state facendo il verso?

D: Volevamo qualcosa di graficamente molto semplice e riconducibile subito al Lupo. Tra l’altro, non è una rivista pensata per i Millennials, qualunque cosa voglia dire Millennials. Per cui la grafica ottanta style è un omaggio a quelli che con il Lupo ci sono diventati grandi e adesso scorrazzano nel mondo degli adulti in cerca di contenuti adatti a loro. È una sorta di imprinting grafico che ti fa sentire in qualche modo a casa, ma allo stesso tempo è pregno di ironia.

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J: Superata la copertina la sorpresa! Siete seri! Si ride e si scherza certo, ma le tematiche giocosamente suggerite in cover sono affrontate con notevole profondità. Dunque è qui che si pone Lupo? Intrattenimento, divertimento ma anche curiosità e seria informazione?

D: Infotainment! Divertirsi informando, con un linguaggio non convenzionale. L’errore di fondo è quello di pensare che uno stile leggero preveda anche una leggerezza di contenuti. Non è così. La sfida è parlare dei “massimi sistemi” senza annoiare nessuno, con il mood corretto per essere letti fino alla fine. Le rubriche sono lunghe, c’è moltissimo da leggere, il che oggi è secondo me un’azione rivoluzionaria. Tenere l’attenzione per più di tre righe. Ecco perché non è una rivista pensata per i Millennials come dicevo prima.

J: Oltre alle sempre gustose storie di Lupo Alberto e di Enrico la Talpa trovano spazio diverse rubriche, con partecipazioni di un certo livello, tra gli autori per esempio: Immanuel Casto e Nicolò “Nebo” Zuliani. Quelli del primo numero saranno nomi fissi? Ci sono altre rubriche nel cassetto?


D: I collaboratori e le rubriche saranno quelli del primo numero. L’unica rubrica a variare è l’ultima: Parola di Lupo, dove ogni volta chiederemo di chiudere a una firma importante per il tema trattato.

J: A dimostrazione che fate sul serio e che Lupo Magazine è una rivista a tutto tondo, oltre a rubriche e spassosissime classifiche ci sono anche i cruciverba. Chi li scrive? Ci saranno sempre?


D: L’inchiesta iniziale, la classifica e il cruciverba li scrivo io. Il mio animo di nerd sfaccettato comprende anche una passione per l’enigmistica. Tra l’altro sono un tipo all’antica. I cruciverba li faccio ancora a mano, con la griglia, la matita e la gomma. 

J: Menzione speciale va all’internazionalità. Con la rubrica “Visto da lontano” raccogliete il contributo estero per un approfondimento sul tema  di copertina. San Francisco, Berlino, Londra, Tokyo… dobbiamo aspettarci anche altre metropoli?


D: Uno dei nostri corrispondenti sta facendo la spola tra San Francisco e Seattle, è probabile che ci manderà dei servizi da entrambe le città. Gli altri sono stanziali, ma con loro copriamo delle città che hanno molto da raccontare. Una riflessione polemica da fare, forse, è il motivo per cui ho così tanti amici sparsi nei quattro angoli del globo. Fanno parte del grande numero di expat che se ne sono andati da qui negli ultimi anni.

J: Alla luce del successo del primo numero quali sono le ambizioni del team al lavoro sul progetto? Quali goal vi siete prefissati? Varietà del pubblico? Maggiori tirature? Più pagine? Più collaborazioni? Insomma, cosa avete nel vostro mirino? 

D: Sarebbe bello avere più pagine, ma di fumetto però, non di rubriche. Lo dico perchè, a mio avviso, il concetto di “rivista a fumetti”, riveduto e corretto per i tempi in cui viviamo avrebbe ancora molte cose da dire.


J: Stiamo parlando di una classica rivista da edicola, ma sarà possibile avere anche una presenza online? Anche solo social? Con contenuti complementari a quelli cartacei magari?

D: Ci stiamo ancora ragionando, di materiale extra ne abbiamo un bel po’. Dobbiamo ancora capire dove e come collocarlo.

J: Cosa state preparando per il numero di gennaio? Possiamo avere qualche anticipazione?

D: Stiamo lavorando sul mondo social, e lo sapete, io sono piuttosto critico a riguardo. In un certo senso con quel numero “gioco in casa”, avendo pubblicato: “Il Dizionario Illustrato dell’Idiota Digitale” sempre con Panini. Posso dirti che l’antitutorial spiegherà come devastare il tuo computer in dieci mosse e avrà un featuring di alto livello. 

J: Nel salutarti ti rivolgiamo la domanda conclusiva di tutte le nostre interviste: che super potere vorresti avere? 

D: La telepatia. Ma tipo subito, adesso, dove devo firmare? Ma una roba tranquilla eh, che di rimanere in sballo a fissare il soffitto come succede spesso al Professor Xavier non ne ho molta voglia!

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