Quando nel 2020 è uscita l’attesissima quarta stagione, incentrata sul personaggio di Sana, sembrava che la storia di SKAM Italia fosse conclusa. Aveva ormai raggiunto la serie originale norvegese, raccontato le sue stesse vicende (con i dovuti adattamenti e modifiche) e salutato il suo pubblico in grande stile. Poi la svolta inattesa, con il debutto di nuove puntate nel 2022 che hanno rilanciato lo show fino ad arrivare qui. SKAM Italia 6 diventa così una stagione chiave per il progetto, la stagione della maturità, che era fondamentale riuscisse al meglio. E fortunatamente ci è riuscita in pieno.
SKAM Italia 6, la recensione della sesta stagione
SKAM è uno dei progetti seriali più particolari degli ultimi anni. Nasce in Norvegia, con quattro stagioni che raccontano la storia di un gruppo di liceali. Ognuna di queste cambia la sua prospettiva, raccontandoci tutto dal punto di vista di un personaggio differente. Dal successo di quello show ne sono nati diversi remake nazionali, tra Spagna, Francia, Paesi Bassi e naturalmente Italia.
Quella del nostro Paese è stata una serie dalla vita travagliata, partita su TIMvision e piano piano spostatasi su Netflix, sempre con il timore dei fan che non proseguisse, nonostante l’ottima accoglienza. Piano piano siamo arrivati ad avere quattro stagioni, esattamente come l’originale. Nel finale, mentre vedevamo i ragazzi crescere e lasciare il liceo, il punto di vista è passato di mano in mano come una staffetta, quasi un ultimo saluto dal palco di tutti i personaggi con cui abbiamo fatto amicizia.
Era fisiologico. Una serie incentrata sulle problematiche adolescenziali di un gruppo di ragazzi non può durare all’infinito. Prima o poi Eva, Martino, Sana, Eleonora, Giovanni, Luchino, Silvia, Federica e tutti gli altri devono crescere e lasciare il liceo.
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Poi però, a sorpresa, è arrivato l’annuncio di una quinta stagione. Un nuovo ciclo, incentrato sul personaggio di Elia, che dava l’impressione di essere una sorta di encore, un bis per tutti i fan (per restare nella metafora dello spettacolo teatrale). Ma invece ha dato il via a un passaggio decisamente più ambizioso e complesso da portare a termine.
SKAM Italia 6 chiude il salto, con un atterraggio perfetto
Silenziosamente, senza strappi, la quinta stagione dello show ci ha fatto conoscere nuovi abitanti del Kennedy. Sfruttando la bocciatura di Elia gli autori sono riusciti a mantenere il contatto con il gruppo di protagonisti originale, facendo però crescere una serie di nuovi personaggi. Le due “generazioni” si dividono degnamente il campo, senza mai sentire uno scontro (al di là di quello che esiste nella storia).
E grazie a quel passaggio arriviamo finalmente a SKAM Italia 6, che è a tutti gli effetti la stagione della maturità per questa serie. Non in senso scolastico, ma produttivo. Perché per la prima volta ci troviamo a seguire un personaggio completamente originale. Se già la stagione di Elia non esisteva nella versione norvegese, qui si va ancora oltre nel taglio del cordone. Asia è la prima protagonista “nata e cresciuta in Italia” della serie.
Non solo, ma con la sesta stagione SKAM Italia inizia definitivamente ad allontanarsi dai suoi primi personaggi. Il passaggio è lento e sottile, non si fa davvero sentire, anche perché quasi tutta la “vecchia generazione” del Kennedy comparirà. Ma guardando indietro si nota un fade out sfumato con attenzione, lungo le ultime due stagioni, per portare a termine un passaggio di testimone.
Un progetto ambizioso, per uno show basato proprio sui suoi personaggi e sulla grande famiglia allargata che si sono costruiti. Ma era necessario per aprire la possibilità a questa serie di andare avanti ancora a lungo, raccontandoci nuove storie, con nuovi protagonisti. E arrivati alla fine di SKAM Italia 6 possiamo dire che è completamente e totalmente riuscito.
La differenza tra un tema sensibile e uno difficile
Entrando poi più nel dettaglio della nuova stagione, come detto, qui seguiamo la storia di Asia. È la leader in pectore del collettivo Rebelde che abbiamo conosciuto lungo le puntate di Elia. Ci troviamo davanti a una stagione che si presenta come ancora più politica rispetto al passato, fin dai primi minuti (che, forse anche in relazione al discorso di cui sopra, suonano come un omaggio all’incipit della primissima puntata).
Come sempre, anche nella sesta stagione SKAM Italia affronterà tematiche sociali sfruttando l’esperienza dei suoi protagonisti. Nel tempo lo show non ha avuto paura di affrontare argomenti sensibili, parlando di discriminazione, di salute mentale, di xenofobia, di religione, del rapporto con il proprio corpo e di abusi, solo per citare alcuni esempi.
Stavolta c’è una sfida extra. Perché tra i temi trattati all’interno di questa stagione ne troviamo anche uno che non è solamente sensibile, ma è anche difficile. Un argomento che è molto complicato da trattare, perché non è particolarmente compatibile con posizioni nette e monolitiche. Va problematizzato, inquadrato, scontrato con pregiudizi. E proprio per questo se ne parla poco nel nostro Paese, che pure avrebbe molto bisogno di farlo.
Ma anche questa volta la serie riesce a uscirne vincitrice. Mettendosi alla prova, sfidandosi come già per certi versi aveva fatto con la quinta stagione, riesce a raccontare due (ma anche di più) questioni profonde, nella speranza di aprire un discorso non tanto pubblico, ma quantomeno privato, con sé stessi nel cuore degli spettatori.
SKAM Italia 6, una recensione positiva per il rilancio della serie
Insomma, anche con Asia questa serie riesce a fare un ottimo lavoro. In questa sesta stagione di SKAM Italia ritroviamo tutto quello che ci è piaciuto in passato. Dalla leggerezza alla spontaneità, dalla narrazione ritmata e impossibile da abbandonare al coraggio di toccare tematiche sociali importanti, senza mai abbandonare quel gusto romantico e un po’ ingenuo della cinematografia teen.
Come detto, con questa stagione si completa un arco di transizione (non in senso di rilevanza, naturalmente) che apre la porta a un lungo futuro per SKAM Italia, potenzialmente infinito. E finché il livello rimarrà questo, non possiamo che esserne felici.
- Del Guercio, Elvira (Autore)
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