Il 19 giugno negli Stati Uniti, formalmente dal 2021, si celebra il Juneteenth, anche nota come la Giornata dell’Indipendenza o dell’Emancipazione. In questa giornata si commemora la liberazione degli schiavi afroamericani ed è quindi una giornata particolarmente sentita all’interno della comunità nera statunitense. Proviamo a capire assieme com’è nata, la sua importanza attuale e soprattutto perché proprio il 19 giugno.
La storia e l’importanza del Juneteenth
A dispetto del nome, la Giornata dell’Emancipazione non celebra il Proclama di Emancipazione. Questo è infatti il documento con il quale l’allora presidente americano Abraham Lincoln ha decretato la liberazione degli schiavi in tutti gli USA, ma è stato infatti firmato il primo gennaio del 1863.
Viene invece celebrato l’ordine di liberare tutti gli schiavi nel Texas da parte del generale Gordon Granger, dato proprio il 19 giugno del 1865. Il Texas era infatti l’ultimo stato che ancora non aveva recepito l’abolizione della schiavitù. Con questo passaggio, almeno formalmente, veniva sancita la fine di questa pratica disumana in tutti gli stati dell’Unione.
L’emancipazione vera e propria non arrivò comunque per altri anni. Solo il 18 dicembre del 1865 fu infatti inserito in costituzione il Tredicesimo Emendamento, che abolisce ogni forma di schiavitù. A livello di legge statale texana, la libertà delle persone precedentemente in schiavitù fu garantita solo tra il 1868 e il 1874 con alcune decisioni della Corte Suprema Texana.
Liberi, ma non uguali
Nonostante la fine formale della schiavitù, le condizioni della popolazione afroamericana erano comunque ben lontane da essere paritarie. Per reazione alle nuove leggi federali, molte città e stati ex-confederati passarano le cosiddette Leggi Jim Crow per creare e mantenere la cosiddetta segregazione razziale.
Queste leggi limitavano l’accesso o determinavano la separazione di tutti i servizi e i luoghi pubblici: trasporti, scuole, bagni, ristoranti. Anche l’accesso al voto e alle cariche politiche era limitato da strumenti come liste elettorali di difficile accesso. Queste richiedevano spesso risorse economiche e prove di alfabetizzazione e comprensione di testi scritti proibitive per molti membri della popolazione afroamericana.
La fine di queste leggi arrivò solo nella seconda metà del 900, prima con alcune sentenza di tribunale e poi con il Civil Rights Act del 1964, che rendeva illegali le varie forme di segregazioni razziali implementate dagli stati. A questa legge si è arrivati solo in seguito a varie forme di protesta della comunità afroamericana, con casi singoli ma esemplari come la disobbedienza civile di Rosa Parks o movimenti politici coordinati come le marce guidate da Martin Luther King.
Ancora oggi
Ancora adesso gli effetti della segregazione sono comunque evidenti a livello di disparità razziale. Anche solo considerando lo sbilanciamento di eredità e di patrimonio tra le famiglie bianche, che da generazioni sono considerate cittadini di serie A, e le famiglie nere, che invece godono formalmente di tutti i diritti solo da pochi decenni, il divario è spesso enorme.
Non solo: in molti stati, l’accesso alle liste elettorali e al voto continua ad essere difficoltoso o proibitivo. E anche quando è possibile votare, non è detto che questo voto abbia lo stesso valore di altri. Molti stati, soprattutto quelli a maggioranza Repubblicana, praticano infatti il cosiddetto gerrymandering. Si tratta della pratica di ridisegnare i collegi elettorali sfruttando la localizzazione di determinate popolazioni (come quelle bianche e nere, che continuano ad avere un certo grado di separazione reduce dalla segregazione) per influenzare pesantemente il risultato elettorale.
Una ricorrenza che viene da lontano
Considerato quanto visto fino ad ora, è evidente l’importanza di una ricorrenza come il Juneteenth. Che infatti ha iniziato ad essere celebrata autonomamente dalla comunità afroamericana già nel 1866. Nei decenni la ricorrenza è stata formalizzata con festival e eventi artistici. In alcuni momenti, come gli anni ’60 per la lotta per i diritti civili, ha avuto anche un focus più politico.
Il Texas è stato il primo stato a riconoscere questa festa nel 1938. Nel 1979 è arrivata ad esistere, in qualche misura, in tutti gli stati. Solo il 17 giugno 2021, però, con il Juneteenth National Indipendence Day Act, la ricorrenza è diventata una festa federale. Un riconoscimento importante, dovuto ma sorprentemente recente.
La sua rilevanza continua ad essere enorme. Ne sono un esempio i movimenti come Black Lives Matter che, anche e soprattutto in seguito alla morte di George Floyd, lottano contro l’ancora presente disparità di trattamento dei cittadini da parte delle forze dell’ordine.
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